Disforia mundi è un diario della transizione planetaria che prende la forma di un testo mutante, fatto di saggistica, filosofia, poesia e autofiction, che cerca di catturare le convulsioni della fine del capitalismo patriarcale-coloniale. Preciado descrive in quest’opera le modalità di un presente rivoluzionario: non qualcosa che è accaduto in un passato mitico o che accadrà in un futuro messianico, ma qualcosa che sta avvenendo. L’affascinante ipotesi che Preciado propone qui consiste nel generalizzare la nozione di disforia per intenderla non come una malattia mentale, ma come un abisso epistemico e politico: quello che separa il vecchio regime capitalista, patriarcale e coloniale, che porta inesorabilmente all’estinzione, di un nuovo modo di vivere che fino a ora era stato liquidato come improduttivo e anomalo, e che ha finito per rivelarsi l’unica possibile via d’uscita. Ciò che è accaduto durante la crisi covid su scala globale, quindi, segna l’inizio della fine del realismo capitalista e se la modernità disciplinare raccontata da Preciado era caratterizzata dall’isteria, se il fordismo, erede del dopoguerra e della rivoluzione psicanalitica, era schizofrenico; il neoliberismo cibernetico è disforico. Sfruttando tutti i limiti disciplinari e i loro binarismi, Preciado si afferma qui come uno dei più importanti filosofi internazionali del momento, e riesce a consegnare, come ha affermato Judith Butler, un’opera “monumentale”: un libro essenziale per comprendere il presente e anche di più per entrare nel futuro.